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RACCONTO DI UNA BATTELLATA SUL LAGO MAGGIORE

Testo e foto di Massimo Zuccotti

 

In occasione della mia battellata verbanica del 18 agosto 2008, ho percorso le seguenti tratte con relativo orario e natante impiegato:

Arona p. 09.50 - Stresa a. 10.50 M/ve Italia

Stresa p. 11.30 – Baveno a. 11.50 M/ve Italia

Baveno p. 12.20 – Stresa a. 12.40 M/ve Helvetia

Stresa p. 13.20 – Isola Superiore dei Pescatori a. 13.35 M/ve Camoscio

Isola Superiore dei Pescatori p. 14.10 – Intra a. 14.55 M/ve Venezia

Intra p. 15.40 – Laveno a. 16.00 M/tr Sempione

Laveno p. 16.30 – Intra a. 16.50 M/tr San Bernardino

Intra p. 17.15 – Arona a. 19.15 M/ve Torino

 

Partenza da Milano C.le con regionale per Domodossola, sono 6 MDVC al traino della E. 464 283. Di fianco a noi l’ETR 500 con destinazione Torino P.N. sulla nuova linea ad alta velocità, a bordo sì e no una trentina di passeggeri su un treno di 8 o 9 carrozze. Partiamo in orario, in uscita da Milano C.le, il viadotto del cosiddetto manico d’ombrello, ovvero la nuova linea che permetterà il collegamento diretto da Centrale a Garibaldi, e da lì a Malpensa; inutile dire che i lavori erano fermi. Dopo Milano Certosa procedono i lavori per l’alta velocità Milano – Novara e la nuova fermata di Rho Fiera. Imbocchiamo la linea del Sempione, ricordo di averla già percorsa nel 1988 con l’EC Cisalpin Milano – Ginevra ( allora era una E. 656 + carrozze tipo Z nella livrea arancio Eurofima) e, più di recente, su una E. 630 di Nord Cargo, standomene tranquillamente seduto sul divano di casa mia, trattandosi di un DVD della serie “dalla cabina”. Nient’altro da segnalare, se non un paio di frenate a seguito di Assenza di Codice; nulla di grave, a Sesto Calende siamo in orario. Partiamo, imbocchiamo il ponte misto stradale/ferroviario sul Ticino e noto subito quello che era il pontile di Sesto Calende, inattivo ma ancora riportato nel tariffario della Navigazione LagoMaggiore. Scendo ad Arona, attraverso il piazzale antistante la stazione e sono già sul lungolago, praticamente di fronte al cantiere della NLM. Tra gli altri, sono ferme le motonavi/traghetto Verbania e Ticino, le motonavi Italia e Stambecco, i catamarani Stendhal, Foscolo e Carducci, il motoscafo Cigno, la motonave Fiori d’Arancio utilizzata come mezzo di servizio, e gli aliscafi Lord Byron ed Enrico Fermi (foto 1) e il P/fo Piemonte (la foto è stata scatta la sera al rientro ad Arona) (foto 2).

Mi reco in biglietteria e acquisto un biglietto di libera circolazione Arona – Laveno da € 20.00. Intanto il cielo, sereno alla partenza da Milano, torna a rabbuiarsi; i raggi di sole riescono a passare attraverso le nuvole solo parzialmente, qui con la M/ve Torino, impiegata nelle navette su Angera, prima della corsa delle 10.50 per Isola Madre (foto 3).

Intanto dal cantiere esce in retromarcia la M/ve Italia che mi condurrà fino a Stresa con la corsa delle 09.50 (foto 4).

Salgo a bordo e inizio a dare un’occhiata al natante: due corridoietti laterali conducono alla zona bar, davvero ben fornito. Oltre la zona bar e la scala d’accesso al secondo ponte, la sala ristorante con divanetti e poltroncine, delimitata dal salottino di poppa un po’ sacrificato e caratterizzato da vibrazioni e rumore, cosa tipica per le motonavi di questa famiglia, come le lariane A. Volta e A. Manzoni. Salgo sul secondo ponte, con la luminosa veranda, divisa in due, con poltroncine di plastica e legno verso poppa e con sedie imbottite e tavolini verso la plancia. Anche in questo caso lo spazio all’aperto a poppa risulta essere piuttosto limitato, così come nei 2 balconcini laterali, mentre la plancia risulta essere più spaziosa rispetto alla serie Volta. Scendo e mi piazzo a prua caratterizzata da bordi piuttosto bassi e parabordi d’alluminio non propriamente eleganti. Se esteriormente queste motonavi (Italia e Helvetia), non sono il massimo, internamente sono molto valide, a parte il numero di posti all’aperto limitato. Partiamo, mi colpisce il fatto che, pur essendo aperto il bar, sull’orario della NLM non venga indicato con l’apposito simbolo, come invece succede per la Navigazione Lago di Como. Primo scalo Angera: a differenza della NLC, qui tutti i piloni sono di legno non dipinto, a parte rare eccezioni con piloni in metallo sempre di color legno scuro; è davvero difficile scorgere il pontile in lontananza, molto più visibile il bianco e nero utilizzato per i piloni dei pontili della NLC. Inoltre, su tutti i natanti su cui sono salito, sono sempre state utilizzate 2 funi di color arancione in fase di attracco.

Dopo Ranco e Ispra, traversata su Belgirate dove, attraccata sul lungolago utilizzata penso come bar, quella che doveva essere una motonave della stessa famiglia del Fiori d’Arancio, cui però non riesco a scorgere il nome.

Ormai siamo in vista di Stresa, dove è attraccata la M/ve Daino impiegata nelle navette verso l’Eremo di Santa Caterina (foto 5) e in manovra con la corsa delle 10.55 (foto 6).

Giunto a Stresa, scendo dall’Italia che, dopo aver scaricato e caricato i passeggeri, riparte alla volta dell’Isola dei Pescatori (foto 7) mentre in lontananza si sta appropinquando la M/tr Verbania, qui in arrivo al pontile di Stresa (foto 8).

Dopo aver scaricato e caricato passeggeri, lascia il pontile in retromarcia (foto 9) e si gira su sé stessa per riprendere la giusta rotta su Baveno. Manovra spettacolare e velocissima, nonostante le dimensioni del natante (foto 10).

Intanto giunge dall’Isola Bella la M/ve Roma, simile, ma non uguale, vista l’assenza della veranda sul secondo ponte, alle lariane A. Volta e A. Manzoni, anche se quest’ultime, dal mio punto di vista sono più eleganti e più curate. D’altronde, la M/ve Roma, così come la M/ve Venezia, viene usata prevalentemente nella tratta Intra – Stresa e vv., tratta che scoprirò avere un traffico di tutto rispetto tra le 3 Isole Borromee, mentre le 2 motonavi lariane vengono impiegate su crociere a più larga gittata e con pranzo a bordo. A conferma dell’impiego su corse relativamente brevi è l’assenza, su Roma e Venezia, anche del bar e l’arredo interno con poltroncine molto spartane che, sulla lunga distanza, risulterebbero scomode (foto 11).

Scaricati i passeggeri, credevo che la corsa delle 11.30 sarebbe stata proprio appannaggio della Roma; invece ecco giungere fuori servizio di rientro dall’Isola dei Pescatori nuovamente l’Italia che mi condurrà fino a Baveno. Salgo a bordo e mi posiziono a poppa; da notare che, per manovrare in retromarcia, un marinaio si colloca a poppa e comunica alla plancia, tramite un microfono visto su tutte le motonavi su cui sono salito, il “poppa libera”. Questo microfono, assente sulle motonavi lariane, credo sia dovuto alla maggior quantità di manovre in retromarcia, necessarie ai pontili di Arona, Stresa e Intra.

Il traffico attorno alle Isole Borromee è davvero notevole, oltre le mie aspettative. Motonavi come Roma, Venezia, Italia, Helvetia, Torino, sono appena sufficienti per il servizio a cui sono dedicate.

Dopo le Isole abbiamo accumulato ritardo, in vista di Baveno, ci precede la M/ve Cerbiatto, antesignana delle lariane “Promessi Sposi” (foto 12).

Scendo a Baveno, cittadina davvero graziosa, con panorama sulle Isole Borromee. Mentre passeggio sul lungolago, ecco giungere da Arona la M/ve Torino (foto 13).

Dall’Isola Madre, dopo aver dato precedenza all’aliscafo Freccia dei Giardini, ecco giungere la M/ve Helvetia che mi ricondurrà a Stresa (foto 14).

Salgo a bordo dell’Helvetia, inutile dirlo, molto affollata. Noto alcune differenze rispetto all’Italia, come, ad esempio, la forma dei parabordi e le poltroncine di legno oltre alla portata massima, per l’Helvetia 660 passeggeri, esattamente 100 in più per l’Italia.

All’Isola dei Pescatori passiamo di fianco alla motonave Cicogna, impiegata tra Carciano e le Isole Borromee, qui ripresa in pausa pranzo (foto 15).

Passata l’Isola Bella, giungiamo a Stresa, dove in attesa della corsa delle 13.20, mi concederò la pausa pranzo. Scendo dall’Helvetia, sono ormai le 13 e ne approfitto per un breve spuntino sul lungolago di Stresa. Poco dopo ecco giungere la M/ve Camoscio, facente parte della classe "Alpino", che mi condurrà all’Isola dei Pescatori, mentre una nuvola fantozziana nasconde per circa un’ora il sole alla vista dei turisti. La serie “Alpino” è considerata a tutti gli effetti l’antesignana della serie “Promessi Sposi” del Lago di Como; con questi presupposti, salgo a bordo per cercare di carpire le differenze tra le 2 serie di motonavi. Oltre alla finestratura laterale differente, i “Promessi Sposi” si differenziano per avere 30 posti a sedere in più, ovvero 300 contro 270. Questi posti in più dovrebbero essere stati ricavati a prua, con una fila di seggiolini in più e nei corridoietti laterali di accesso al salone e al ponte superiore. Per il resto nulla da notare, stessa rumorosità, ma costruttore diverso: CRN per i “Promessi Sposi”, Rodriquez per gli “Alpino”. Partiamo, facciamo scalo a Carciano da dove parte la funivia per il Mottarone; all’Isola Bella sale a bordo una comitiva di spagnoli che già avevo incontrato sull’Italia ad Arona. Il Camoscio è superpieno, in vista dell’Isola dei Pescatori dobbiamo dare precedenza alla M/ve Venezia in ritardo. La sosta si prolunga di parecchio vista l’affluenza di viaggiatori, basti guardare la prua e coloro sul pontile che devono ancora salire (foto 16).

Finalmente la Venezia riparte così possiamo attraccare; in circa 15 minuti di navigazione, ne abbiamo accumulati altrettanti di ritardo. Faccio un breve giro dell’Isola, molto caratteristica, anche se assalita dai turisti. Riesco a fotografare il Camoscio che, dopo aver fatto scalo a Baveno, se ne ritorna fuori servizio a Stresa, qui nello specchio d’acqua tra Isola dei Pescatori e Isola Madre, sullo sfondo (foto 17).

Da Baveno giunge la M/ve Roma che avevamo visto in mattinata a Stresa (foto 18) mentre con circa 20 minuti di ritardo, che poi saranno 30 all’arrivo, ecco di ritorno da Stresa la Venezia che mi condurrà fino a Intra. Salgo a bordo, subito noto brutti parabordi semplicemente dipinti di bianco, mentre alcune poltroncine a prua meriterebbero la sostituzione. Dopo Isola Madre, la motonave si svuota così ho modo di ispezionarla per bene; nel salone del ponte inferiore, come detto in precedenza, ci sarebbe spazio per l’angolo bar, ma questo rimane chiuso. Le poltroncine, sembrano quelle di una sala d’attesa, tuttavia adeguate per i brevi tragitti (massimo circa 1 ora) cui i viaggiatori di questa motonave sono destinati. Salgo sul ponte superiore, piuttosto spoglio tutto arredato con poltroncine di plastica; scendo nel salottino di poppa, le vibrazioni e i rumori sono tali e quali a quelli della serie Volta. Insomma, in conclusione, Roma e Venezia, sono adeguate al servizio per cui sono destinate, così come lo sono A. Volta e A. Manzoni; ovvero motonavi simili nella struttura ma destinate a impieghi totalmente diversi.

A proposito di Roma, eccola a largo di Pallanza (foto 19).

Siamo in vista di Intra, si inizia a scorgere il viavai di traghetti da/per Laveno; ecco il San Cristoforo in partenza per Laveno (foto 20).

Attracchiamo al pontile 6 di Intra; in sosta in una specie di deposito il Cerbiatto, i 2 catamarani tipo Leopardi, la M/tr San Carlo e il battipalo Barbarossa. Salgo sul Sempione diretto a Laveno; poiché è dotato di 2 ponti auto, può caricare solo veicoli alti massimo 2 metri e 20cm, come riportato da orario. Il terzo ponte è occupato da un ben fornito bar, peraltro non segnalato sull’orario. Mentre attendiamo di partire per Laveno, riesco a fotografare il Daino in arrivo (foto 21) e la Venezia in partenza fuori servizio (foto 22).

Partenza ore 15.40, destinazione Laveno. I miei programmi iniziali prevedevano l’utilizzo della corsa delle 15.00, ma causa ritardo della Venezia in arrivo a Intra, non ho potuto fare altrimenti. La navigazione dura circa 20 minuti, il Sempione mi sembra veramente un buon traghetto, come anche il San Bernardino che prenderò per tornare a Intra. Alle 16.00 sono a Laveno, breve occhiata alla stazione de Le Nord praticamente sul lungolago con 2 E. 630 in sosta; ricordo un’immagine piuttosto angosciante con la stazione totalmente invasa dalle acque del lago in occasione dell’alluvione del 1994. Dopo 10 minuti il Sempione riparte alla volta di Intra (foto 23).

In lontananza vedo già in arrivo la M/tr San Bernardino che mi ricondurrà a Intra con partenza alle 16.30. Salgo a bordo, allestimento essenziale, è presente un angolo bar che però, a differenza del Sempione, rimane chiuso; il terzo ponte, occupato dalle plance risulta essere scoperto a differenza di quello della San Cristoforo incrociata in precedenza.

Siamo in vista di Intra, ci precede di poco l’aliscafo Freccia dei Giardini in servizio Arona-Stresa-Locarno. Da notare che, a differenza di Lario e Benaco, il servizio aliscafo è a prenotazione obbligatoria e non prevede l’utilizzo in servizio locale in alcune tratte come, ad esempio, Stresa-Intra; per cui, chi sale a Stresa, deve per forza andare oltre Intra. Tento un controsole, mentre l’aliscafo ci passa a prua (foto 24).

Eccolo attraccato a Intra, notare la tonalità di blu più scuro di quello usato sul Lario (foto 25) lasciare il pontile (foto 26) e prendere velocità alla volta di Locarno (foto 27).

Visto che manca ancora qualche minuto per la corsa delle 17.15 che mi riporterà ad Arona, mi guardo un po’ in giro; in sosta è attraccata la M/ve Cerbiatto (foto 28) oltre al battipalo Barbarossa e alla M/tr San Carlo, entrambi in posizione piuttosto disagevole. Intanto continua il viavai di traghetti; mentre riparte la San Bernardino alla volta di Laveno (foto 29) ecco arrivare la San Cristoforo da Laveno. Notare la curiosa disposizione delle aste con la bandiera italiana (foto 30).

Sono ormai le 17.15 ed ecco giungere la M/ve Torino che mi riporterà ad Arona (foto 31).

Tempo di scaricare e caricare e ripartiamo con qualche minuto di ritardo; la cosa mi preoccupa un attimo perché tra l’arrivo ad Arona e la partenza del treno per Milano ho solo 20 minuti di tempo; se poi consideriamo che devo fare il biglietto per il ritorno e il traffico alle Isole Borromee, mi balena l’ipotesi di scendere a Stresa e da lì prendere il treno per Milano. Tuttavia il movimento di viaggiatori con le luci della sera inizia a scemare, anche se la M/ve Roma è ancora carica di passeggeri.

Arriviamo praticamente in orario a Stresa, attracchiamo in modo “corretto”, ovvero senza necessità di manovra in retromarcia. Decido, quindi, di rimanere a bordo e di dare un’occhiata al Torino. Al ponte inferiore arredamento essenziale, niente divanetti, ma solo sedie imbottite; curiosa la posizione del bar a ridosso della poppa. Salgo al ponte superiore molto panoramico, con seggiolini color legno. La navigazione procede tranquilla, a Belgirate, Lesa e Meina, movimento di viaggiatori scarso se non nullo; con queste premesse arriviamo in anticipo ad Angera e in perfetto orario ad Arona alle 19.15. Ancora qualche foto ai natanti fermi in cantiere e via verso la stazione dove trovo la biglietteria già chiusa e sono costretto a fare il biglietto alle macchinette. Pochi minuti ed ecco giungere al binario 3 la E. 464 190 in livrea TILO in testa a 5 carrozze a doppio piano che mi condurrà a Milano C.le con arrivo in perfetto orario alle 20.35, al termine di un’altra giornata davvero positiva, con anche il meteo quasi sempre dalla mia parte. Arrivo al binario 2 di Milano C.Le, lo stesso del mattino, con l’impressione che sia passato soltanto un attimo; in realtà sono passate circa 13 ore, ma con le battellate il tempo vola davvero, e non penso solo per me!


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